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Рассказ «Не в сезон» (Fuori stagione) на итальянском языке – читать онлайн

Рассказ «Не в сезон» (Fuori stagione) на итальянском языке – читать онлайн, автор – Эрнест Хемингуэй. Остальные рассказы, которые написал Эрнест Хемингуэй, а также много других произведений различных жанров можно читать онлайн в разделе «Книги на итальянском».

Тем, кто изучает итальянский язык по фильмам и видеоурокам, будет интересным раздел «Фильмы и видеоуроки на итальянском языке».

Для тех, кто хочет учить итальянский язык с преподавателем, подробная информация есть на странице «Итальянский по скайпу».

 

Теперь возвращаемся к чтению рассказа «Не в сезон» (Fuori stagione) на итальянском языке.

 

Capitolo XI

 

La folla urlò in continuazione e buttò pezzi di pane nell'arena, poi cuscini e fiasche da vino di cuoio, continuando a fischiare e a gridare. Alla fine il toro era troppo stanco, dopo tanti colpi di spada dati male, e piegò le ginocchia e si adagiò sulla sabbia e uno della cuadrilla si chinò sopra il suo collo e lo uccise col puntillo.

La folla scavalcò la barrera e circondò il torero e due uomini lo agguantarono e lo tennero stretto e qualcuno gli tagliò il codino e lo agitava in aria e un ragazzo lo afferrò e fuggì portandoselo via.

Più tardi lo vidi nel caffè. Era molto basso, con un viso olivastro, e ubriaco fradicio, e diceva dopo tutto è già successo ancora.

Veramente io non sono un torero molto in gamba.

 

Fuori stagione

 

Con le quattro lire guadagnate vangando l'orto dell'albergo, Peduzzi si era preso una sbronza solenne. Vide il giovanotto venire avanti lungo il sentiero e gli parlò in tono misterioso. Il giovanotto disse che non aveva ancora mangiato ma che sarebbe stato pronto a muoversi subito dopo pranzo. Tra quaranta minuti o un'ora.

Nella cantina vicino al ponte gli servirono altre tre grappe a credito perché, sul lavoro di quel pomeriggio, faceva tanto il misterioso ma sembrava anche tanto sicuro di sé. Era un giorno di vento, col sole che sbucava da dietro le nuvole e poi spariva tra spruzzi di pioggia. Un giorno magnifico per pescare le trote.

Il giovanotto uscì dall'albergo e gli parlò delle canne. Sua moglie doveva seguirli con le canne? «Sì» disse Peduzzi «ci segua.» Il giovanotto rientrò in albergo e parlò con la moglie. Poi, con Peduzzi, si avviò lungo la strada. Il giovanotto aveva uno zaino in spalla. Peduzzi vide la moglie, che sembrava giovane come il giovanotto, e portava scarponi da montagna e un basco blu, uscire dall'albergo e seguirli da lontano per la strada, portando le canne da pesca, smontate, una per mano. A Peduzzi non piaceva che stesse tanto indietro.

- Signorina, - chiamò, strizzando l'occhio al giovanotto, -venga qui con noi. Signora, venga qui. Camminiamo tutti insieme.

Peduzzi voleva che camminassero insieme, tutt'e tre, per la strada di Cortina.

La moglie restava indietro, seguendoli con aria piuttosto immusonita.

- Signorina, - chiamava Peduzzi teneramente, -venga qui con noi.

Il giovanotto si voltò indietro e gridò qualcosa. La moglie affrettò il passo e li raggiunse.

A tutti quelli che incontravano camminando per la strada principale della città Peduzzi rivolgeva saluti cerimoniosi. Buon dì, Arturo!

Togliendosi il cappello. L'impiegato di banca lo guardò fisso dalla porta del caffè dei fascisti. Capannelli di tre o quattro persone ferme davanti ai negozi scrutarono il terzetto. I muratori che con le loro giacche impolverate lavoravano alle fondamenta del nuovo albergo alzarono gli occhi mentre passavano. Nessuno aprì bocca o fece loro un segno tranne il mendicante del paese, vecchio e sparuto, con una barba impastata di saliva, che si tolse il cappello mentre passavano.

Peduzzi si fermò davanti a un negozio con la vetrina piena di bottiglie e prese la sua bottiglia di grappa vuota da una tasca interna della vecchia giubba militare. «Qualcosa da bere, un po' di marsala per la signora, qualcosa, qualcosa da bere.» Gesticolava con la bottiglia. Era una magnifica giornata.

- Marsala, le piace il marsala, signorina? Un po' di marsala?

La moglie, immusonita, non si mosse.

- Sbrigatela tu, - disse. -Non capisco una parola di quello che dice. È ubriaco, no?

Il giovanotto sembrava non udirlo. Stava pensando: perché diavolo parla di marsala? È quella roba che beve Max Beerbohm.

- Geld, - disse infine Peduzzi, tirando il giovanotto per la manica.

- Lire.

Sorrise, come se gli dispiacesse insistere ma fosse necessario scuotere il giovanotto dalla sua apatia.

Il giovanotto tirò fuori il portafoglio e gli diede un biglietto da dieci lire. Peduzzi salì i gradini della porta della Specialità Vini Nazionali ed Esteri. Era chiusa.

- È chiuso fino alle due, - disse in tono sprezzante uno che passava per la strada. Peduzzi scese i gradini. C'era rimasto male.

- Non importa, - disse, -possiamo procurarcelo al Concordia.

Camminarono affiancati per tre fino al Concordia. Sulla veranda del Concordia, dov'erano ammucchiati gli slittini arrugginiti, il giovanotto disse:

- Was wollen sie?

Peduzzi gli porse il biglietto da dieci lire piegato e ripiegato su se stesso.

- Niente, - disse, -qualunque cosa. Era imbarazzato.

- Marsala, magari. Non so. Marsala?

La porta del Concordia si chiuse alle spalle del giovanotto e di sua moglie.

- Tre marsala, - disse il giovanotto alla ragazza dietro il banco della pasticceria.

- Due, vorrà dire, - osservò lei.

- No, - disse lui, -uno per il vecchio.

- Oh, - disse lei, «per il vecchio» e rise, tirando giù la bottiglia. Versò quel liquido dall'aria torbida in tre bicchieri. La moglie si era seduta a un tavolino sotto la fila dei giornali attaccati ai loro bastoni. Il giovanotto le mise davanti uno dei marsala.

- Potresti anche berlo, - disse, -forse con questo ti sentirai meglio. Lei non si mosse e guardò il bicchiere. Il giovanotto uscì dalla porta con un bicchiere per Peduzzi ma non riuscì a vederlo.

- Non capisco dov'è andato, - disse, rientrando col bicchiere nella pasticceria.

- Ne voleva un litro, - disse la moglie.

- Quanto costa un quarto di litro? - chiese il giovanotto alla ragazza.

- Del bianco? Una lira.

- No, del marsala. Ci metta anche questi due, - disse, dandole il suo bicchiere e quello di Peduzzi. La ragazza riempì con un imbuto il misurino da un quarto di litro.

- Una bottiglia per portarlo via, - disse il giovanotto.

La ragazza andò a cercare una bottiglia. Tutto questo la divertiva molto.

- Mi spiace che tu ti senta così depressa, piccola, - disse.

- Mi spiace di aver parlato come ho parlato a pranzo. Arrivavamo entrambi alle stesse conclusioni partendo da angoli diversi.

- Non ha importanza, - disse lei. -Non ha la minima importanza.

- Hai freddo? - chiese lui. -Vorrei che tu avessi messo un altro maglione.

- Ne ho tre.

La ragazza ritornò con un'esilissima bottiglia marrone e vi versò il marsala. Il giovanotto sborsò altre cinque lire. Uscirono. La ragazza aveva un'aria divertita. Peduzzi andava su e giù dall'altra parte, al riparo dal vento e con le canne in mano.

- Andiamo, - disse, -porterò io le canne. Che importa se le vedono? Nessuno ci disturberà. Nessuno mi darà dei fastidi, a Cortina. Li conosco, quelli del municipio. Ho fatto il soldato. Sono simpatico a tutti, in paese. Vendo rane. Che importa se è vietato pescare? Niente. Niente. Nessun problema. Trote grosse così, ve lo dico io. A dozzine.

Stavano scendendo verso il fiume. Il paese era alle loro spalle. Il sole era scomparso e piovigginava.

- Ecco, - disse Peduzzi, indicando una ragazza sulla soglia della casa davanti alla quale stavano passando. -Mia figlia.

- Il suo medico? - disse la moglie. -Deve proprio mostrarci il suo medico?

- Sua figlia, ha detto, - disse il giovanotto.

La ragazza, vedendosi indicata da Peduzzi, rientrò in casa.

Scesero tra i campi e poi svoltarono per seguire la riva del torrente. Peduzzi parlava rapidamente con molte strizzate d'occhi e molte occhiate d'intesa. Mentre camminavano affiancati il vento portò alla moglie l'odore del suo fiato. Una volta Peduzzi le diede una gomitata nelle costole. Parlava un po' nel dialetto dell'Ampezzano e un po' di quello tirolese. Non riusciva a capire quale dei due il giovanotto e sua moglie capissero meglio, perciò si sforzava di essere bilingue. Ma quando il giovanotto disse: Ja, ja, Peduzzi optò per il tirolese. Il giovanotto e sua moglie non capivano niente.

- Tutti, in paese, ci hanno visto passare con queste canne. È probabile che le guardie forestali ci stiano già seguendo. Vorrei che non ci fossimo cacciati in quest'imbroglio. Questo vecchio imbecille è talmente ubriaco, per giunta.

- Naturalmente ti manca il coraggio di tornare indietro e basta, - disse la moglie. -Naturalmente devi andare avanti.

- Perché non torni tu? Torna pure indietro, piccola.

- Voglio stare con te. Se ti mettono in galera, tanto vale che ci andiamo insieme.

Con una brusca svolta discesero la riva e Peduzzi si fermò, con la giubba gonfiata dal vento, e indicò il torrente. Era torbido e marrone. Lontano, sulla destra, c'era un mucchio di rifiuti.

- Me lo dica in italiano, - disse il giovanotto.

- Una mezz'ora. Più di una mezz'ora.

- Dice che ci vuole almeno un'altra mezz'ora. Torna indietro, piccola. Tanto, tu hai freddo, con questo vento. È una giornata storta, e non ci sarà da divertirsi.

- D'accordo, - disse lei, e si arrampicò sull'erba della sponda.

Peduzzi era giù al torrente e non si accorse di nulla finché lei non fu quasi sparita dietro la cresta.

- Frau! - urlò. -Frau! Fräulein! non se ne vada.

Lei continuò a camminare e sparì dietro la cresta del colle.

- Se n'è andata! - disse Peduzzi. Pareva sconvolto.

Tolse gli elastici che tenevano insieme i pezzi e cominciò a montare una delle canne.

- Ma ha detto che ci voleva un'altra mezz'ora di strada.

- Oh, sì. A mezz'ora da qui è buono, a valle. Ma è buono anche qui.

- Davvero?

- Certamente. È buono qui ed è buono anche là.

Il giovanotto si sedette sulla riva e montò una canna, vi attaccò il mulinello e passò la lenza attraverso le guide. Si sentiva a disagio e temeva che da un momento all'altro arrivassero dal paese un guardacaccia o una squadra di montanari. Oltre la cresta del colle si vedevano le case del paese e il campanile. Aprì la scatola con i bassi di lenza. Peduzzi si chinò su di lui e ficcò dentro il pollice, duro e schiacciato, e l'indice, e ingarbugliò i bassi di lenza inumiditi.

- Ha del piombo?

- No.

- Ci vuole un po' di piombo.

Peduzzi era eccitato.

- Ci vuole del piombo. Piombo. Un po' di piombo. Proprio qui. Appena sopra l'amo, o la sua esca galleggerà sull'acqua. Ci vuole. Solo un po' di piombo.

- Lei non ne ha?

- No.

Si frugò disperatamente nelle tasche. Setacciando la polvere e le fibre accumulatesi lungo le cuciture delle tasche interne della sua giubba militare. «Non ne ho. Ci vuole del piombo.

- Allora non possiamo pescare» disse il giovanotto, e smontò la canna, facendo scorrere la lenza tra le guide e riavvolgendola. «Ci procureremo del piombo e verremo a pescare domani.

- Ma senta, caro, ci vuole del piombo. Se no, la lenza galleggerà sull'acqua.

La giornata di Peduzzi stava andando a rotoli davanti ai suoi occhi.

- Ci vuole del piombo. Ne basta un po'. La sua roba è tutta nuova e pulita, ma le manca il piombo. Se lo avessi saputo, ne avrei portato un po'. Lei ha detto che aveva tutto.

Il giovanotto guardava l'acqua del torrente scolorita dalla neve che si scioglieva.

- Lo so, - disse, -ci procureremo del piombo e pescheremo domani.

- A che ora del mattino? Me lo dica.

- Alle sette.

Spuntò il sole. Era caldo e piacevole. Il giovanotto provò un senso di sollievo. Non stava più violando la legge. Seduto sulla riva, prese dalla tasca la bottiglia di marsala e la passò a Peduzzi.

Peduzzi la ripassò a lui. Il giovanotto ne bevve un sorso e tornò a passarla a Peduzzi. Peduzzi tornò a ripassarla a lui.

- Beva, - disse, -beva. È il suo marsala.

Dopo un altro piccolo sorso il giovanotto gli ripassò la bottiglia. Peduzzi non l'aveva persa d'occhio. Prese molto frettolosamente la bottiglia e l'inclinò. I peli grigi tra le rughe del suo collo sussultavano mentre lui beveva, gli occhi fissi sul fondo della sottile bottiglia marrone. La scolò. Mentre beveva, splendeva il sole. Era magnifico. Era un gran giorno, dopo tutto. Una magnifica giornata.

- Senta, caro! Domattina alle sette.

Parecchie volte aveva detto caro al giovanotto e non era successo niente. Il marsala era buono.

Gli luccicavano gli occhi. Davanti a lui si allungava una fila di giornate come questa. A partire da domattina alle sette.

Cominciarono a camminare su per la salita che portava in paese. Il giovanotto era andato avanti.

Aveva già fatto un bel pezzo di strada.

Peduzzi lo chiamò.

- Senta, caro, potrebbe darmi cinque lire, per favore?

- Per oggi? - chiese il giovanotto aggrottando la fronte.

- No, non oggi. Me le dia oggi per domani. Procurerò tutto il necessario per domani. Pane, salame, formaggio, roba buona per tutt'e tre. Lei, io e la signora. Esche per la pesca, pesciolini, non semplici vermi. Forse posso prendere un po' di marsala. Tutto per cinque lire. Cinque lire, per favore.» Il giovanotto guardò nel portafoglio e ne tolse un biglietto da due lire e due da una.

- Grazie, caro. Grazie, - disse Peduzzi, nel tono di un socio del Carlton Club che riceve da un altro il Morning Post. Quella era vita. Basta con l'orto dell'albergo, col letame gelato da spezzare col forcone. La vita si apriva come un ventaglio davanti a lui.

- Alle sette, allora, caro, - disse, dando al giovanotto una pacca sulle spalle. -Alle sette in punto.

- Può anche darsi che io non venga, - disse il giovanotto rimettendo il borsellino in tasca.

- Cosa? - disse Peduzzi. -Avrò i pesciolini, signore. Salame, tutto. Lei, io e la signora. Noi tre.

- Può darsi che non venga, - disse il giovanotto. -Molto probabilmente non verrò. Lascerò detto al padrone dell'albergo.

 

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