Книга «Гордость и предубеждение» (Orgoglio e Pregiudizio) на итальянском языке читать онлайн |
Роман «Гордость и предубеждение» (Orgoglio e Pregiudizio) на итальянском языке – читать онлайн, автор – Джейн Остин. Роман был написан более 200 лет назад, однако сразу не был принят издательством. На протяжении 15-ти лет Джейн Остин работала над окончательной версией книги, и только после успеха её второго романа («Разум и чувства») стала возможной публикация книги «Гордость и предубеждение». Роман был переведён на многие языки мира, а также был неоднократно экранизирован.
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Orgoglio e Pregiudizio
CAPITOLO I
È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie. E benché poco sia dato sapere delle vere inclinazioni e dei proponimenti di chi per la prima volta venga a trovarsi in un ambiente sconosciuto, accade tuttavia che tale convinzione sia così saldamente radicata nelle menti dei suoi nuovi vicini da indurli a considerarlo fin da quel momento legittimo appannaggio dell'una o dell'altra delle loro figlie. - Caro Mr Bennet, disse un giorno una signora al marito, - sapete che Netherfield Park è finalmente affittato? Il signor Bennet rispose che non lo sapeva. - Ma sì, - insistette lei. - Mrs Long è passata di qui, poco fa. È stata lei a raccontarmi tutto. Mr Bennet non fece commenti. - Insomma, non volete sapere chi l'ha preso in affitto? - esclamò a questo punto sua moglie cominciando a perdere la calma. - Visto che ci tenete a raccontarmelo non sarò io ad impedirvelo, cara. Tanto bastò per incoraggiarla. - Ecco, caro, vedete: Mrs Long sostiene che Netherfield è stato affittato ad un facoltoso giovanotto del Nord Inghilterra, che è arrivato su un tiro a quattro per vedere il posto lunedì scorso, e lo ha trovato di suo gusto tanto da concludere immediatamente l'affare col signor Morris; pare che intenda prendere possesso della proprietà per S. Michele ma ha dato ordine che parte della servitù sia già sistemata in casa entro la fine della settimana prossima. - Come si chiama? - Bingley. - Sposato o scapolo? - Oh, scapolo, caro, si intende. E ricco: quattro, cinque mila sterline all'anno di rendita. Che occasione per le nostre figlie! - Come? Che c'entrano loro? - Mr Bennet,» replicò sua moglie, «come si può essere così noiosi! È evidente che intendo dargliene una in moglie!» - È con le stesse intenzioni che Mr Bingley è venuto a stabilirsi qui? - Intenzioni! Che sciocchezze andate dicendo! Vi sono molte probabilità che gli succeda di innamorarsi di una delle nostre figlie, perciò bisogna che vi affrettiate a fargli visita non appena sarà arrivato. - Non vedo come. Potete andarci voi con le ragazze piuttosto, oppure mandare le ragazze da sole, anzi questa mi sembra senz'altro la soluzione migliore: siete graziosa quanto loro, e la scelta di Mr Bingley potrebbe cadere proprio su di voi. - Sono lusingata, mio caro. Certo ho avuto anch'io la mia parte di avvenenza, ma non mi illudo di essere ancora gran che. Quando una donna ha cinque figlie in età da marito, è meglio che rinunci a pensare al proprio aspetto. - Anche perché raramente ne vale la pena, in questi casi. - Comunque, è indispensabile che andiate a fare visita a Mr Bingley non appena si sarà stabilito in paese. - È più di quanto possa promettervi, credetemi. - Fatelo per le vostre figlie. Pensate che sistemazione sarebbe per una di loro. Sir William e Lady Lucas sono fermamente decisi ad andarci, e a quell'unico scopo, visto che come sapete, non è loro abitudine far visita ai nuovi vicini. Dovete andarci anche voi o sarà impossibile per noi andarlo a trovare. - I vostri scrupoli sono senz'altro eccessivi. Sono pronto a sostenere che Mr Bingley sarà felicissimo di vedervi; gli farete avere poche righe da parte mia con l'assicurazione del mio pieno consenso al suo matrimonio con una qualsiasi delle ragazze, quella che gli piacerà di più; anche se dovrò mettere una buona parola per la piccola Lizzy. - Voglio sperare che non farete una cosa simile. Lizzy non è affatto meglio delle altre; anzi, per quel che mi riguarda trovo che non abbia neanche la metà della grazia di Jane o del buon carattere di Lydia. Eppure è sempre lei quella che preferite. - Nessuna di loro è dotata di grandi qualità,» replicò Mr Bennet; «sono sciocche e ignoranti come tutte le ragazze; tuttavia Lizzy è un po' più sveglia delle sue sorelle. - Mr Bennet, non capisco come si possa trattare a questo modo le proprie figlie. Provate gusto a tormentarmi. Non avete nessuna pietà dei miei poveri nervi. - Vi sbagliate, cara. Ho per i vostri nervi il massimo rispetto. Siamo vecchie conoscenze. Saranno almeno vent'anni che ve li sento nominare con riguardo. - Ah! Non avete idea delle mie sofferenze. - Ve ne libererete, mi auguro, e vivrete abbastanza a lungo da vedere il vicinato popolarsi di giovanotti con quattromila sterline l'anno di rendita. - Vengano pure in venti, non serviranno a nulla dal momento che voi non andrete a trovarli. - Non è detto, mia cara: quando saranno venti andrò a trovarli tutti. Mr Bennet era un tale singolare miscuglio di acutezza e di umorismo, di sarcasmo, di pudori e di capricci, che la consuetudine di ventitré anni di matrimonio non era bastata a sua moglie per comprenderne il carattere. La natura di quest'ultima era molto meno complessa. Era una donna di intelligenza modesta, di scarsa cultura e di carattere debole e incerto. Quando era scontenta si convinceva di essere nervosa. Scopo della sua vita era trovare marito alle figlie; i suoi svaghi le visite e le chiacchiere.
CAPITOLO II
Mr Bennet fu tra i primi ad andare a trovare Mr Bingley. Aveva sempre avuto quella intenzione, anche se con sua moglie aveva continuato a sostenere il contrario, e fino alla sera del giorno successivo alla visita lei non ne seppe nulla. Solo allora la notizia fu divulgata nel modo che segue. Stava osservando la sua secondogenita intenta ad orlare un cappello, quando all'improvviso l'apostrofò: - Spero che piacerà a Mr Bingley, Lizzy. - Non siamo nelle condizioni di sapere che cosa piaccia a Mr Bingley, - disse sua madre risentita, - dal momento che non andremo a trovarlo. - Non dimenticate, mamma, - disse Elizabeth, - che dovremo incontrarlo alle feste, e che Mrs Long ha promesso di presentarcelo. - Non credo che Mrs Long farà davvero una cosa simile. È una donna egoista ed ipocrita; non ho nessuna stima di lei. - Neanch'io,» disse Mr Bennet; «e sono lieto di sapere che non fate conto su di lei per questo servizio. Mrs Bennet non si degnò di rispondere; ma, incapace di controllarsi, cominciò a prendersela con una delle figlie. - Vuoi smetterla di tossire a questo modo, Kitty, per l'amor del cielo! Un po' di compassione per i miei nervi. Li stai facendo a pezzi. - Kitty non ha discrezione nel tossire, - osservò suo padre, - non tiene il ritmo. - Non tossisco per divertirmi, - ribatté Kitty indispettita. - Quando sarà il tuo prossimo ballo, Lizzy? - Domani quindici. - Purtroppo, - si lamentò sua madre, - e Mrs Long non sarà di ritorno che il giorno prima; così le sarà impossibile fare le presentazioni, dal momento che non avrà ancora avuto il tempo di conoscerlo. - In tal caso, mia cara, potrete avere la precedenza sulla vostra amica, presentandole voi Mr Bingley. - Impossibile, Mr Bennet, impossibile, se non lo conosco io stessa; volete smetterla di tormentarmi? - Mi inchino alla vostra prudenza. Una conoscenza di quindici giorni è troppo breve, lo ammetto. Non si può conoscere veramente un uomo dopo due settimane. Ma se non ci fidiamo noi, lo farà qualcun'altro; e poi, Mrs Long avrà pure il diritto di tentare la fortuna con le sue nipoti; lo prenderà come un favore personale, per cui, se non ve la sentite, me ne incaricherò io stesso. Le ragazze lo guardarono sbalordite. Mrs Bennet disse soltanto: - Sciocchezze, sciocchezze! - Che cosa significa, mi domando, questa enfatica esclamazione? - esclamò Mr Bennet. - Considerate forse il rituale delle presentazioni e l'importanza che viene loro attribuita come sciocchezze? In questo non posso essere d'accordo con voi. Che ne dici, Mary? Ti conosco come una ragazza capace di profonde riflessioni, che legge grandi libri, e ne fa fior di riassunti. Mary avrebbe voluto dire una cosa intelligente; ma non sapeva da che parte cominciare. - Mentre Mary è occupata a riordinare le idee, - continuò suo padre, - torniamo a Mr Bingley. - Sono stufa di Mr Bingley, - dichiarò sua moglie. - Questo mi dispiace; ma perché non me lo avete detto prima? Se avessi saputo una cosa simile questa mattina mi sarei guardato bene dall'andare a trovarlo. È un vero peccato; ma siccome la visita è stata fatta, non possiamo più fare a meno di incontrarlo, ormai. Lo stupore delle signore non fu inferiore alle aspettative; quello di Mrs Bennet riuscì forse a superarle; anche se, cessate le prime tumultuose manifestazioni di gioia, fu proprio lei a dichiarare che se l'era sempre aspettato. - Che bravo siete stato, caro Mr Bennet! Ma sapevo che sarei riuscita a convincervi, alla fine. So che amate troppo le vostre figlie per permettervi di trascurare una conoscenza simile. Ma quanto mi fa piacere! E poi, che bello scherzo è stato: andarci stamattina, e non farne parola fino ad ora! - Adesso, Kitty, puoi tossire quanto ti pare, - disse Mr Bennet; e, così dicendo, uscì dalla stanza, stremato dagli slanci di sua moglie. - Avete un padre straordinario, ragazze, - disse quest'ultima, quando la porta si fu richiusa. - Non so come farete a ricompensarlo di tanta bontà; e anche me, della mia. Alla nostra età, credetemi non è piacevole fare ogni giorno nuove conoscenze; ma per voi si farebbe qualunque cosa. Lydia, tesoro mio, anche se sei la più giovane, tendo a credere che Mr Bingley danzerà con te, al prossimo ballo. - Oh! - replicò risolutamente Lydia, - non ho nessun timore: sono sì la più giovane, ma anche la più alta. Il resto della serata fu speso a congetturare quando Mr Bingley avrebbe restituito la visita a Mr Bennet; e a decidere quando lo si dovesse invitare a pranzo.
CAPITOLO III
Tutto ciò che Mrs Bennet, con l'aiuto delle sue cinque figlie, poté chiedere sull'argomento non bastò tuttavia a farle avere dal marito una descrizione soddisfacente di Mr Bingley. Lo attaccarono in vari modi: con domande dirette, ingegnose supposizioni e insinuazioni velate; egli aggirò tutti i loro tranelli e alla fine dovettero accontentarsi delle informazioni di seconda mano della loro vicina, Lady Lucas. La sua testimonianza fu decisamente favorevole. Sir William ne era rimasto affascinato. Era giovane, molto bello e incredibilmente simpatico, e per di più sarebbe stato presente alla prossima festa con un nutrito gruppo di amici. Cosa si poteva desiderare di più? La passione per la danza era quel che ci voleva per innamorarsi; vivaci speranze furono riposte sul cuore di Mr Bingley. - Se mi fosse concesso di vedere una delle mie figlie felicemente sistemata a Netherfield, - confidò Mrs Bennet al marito, - e tutte le altre fare matrimoni come questo, non avrei più altri desideri al mondo. Pochi giorni dopo Mr Bingley ricambiò la visita di Mr Bennet, e rimase per una decina di minuti con lui nella sua biblioteca. Aveva sperato di essere ammesso alla presenza delle signorine, della cui avvenenza aveva molto sentito parlare; ma non poté vedere che il padre. Le signorine poterono dirsi più fortunate, perché da una finestra del piano superiore arrivarono a stabilire che Mr Bingley indossava un soprabito blu e cavalcava un cavallo nero. Un invito a pranzo fu inoltrato subito dopo; e Mrs Bennet aveva già avuto modo di predisporre le portate che dovevano dar lustro alla sua fama di padrona di casa, quando arrivò una risposta che rimandò tutto quanto. Mr Bingley doveva trovarsi in città il giorno dopo, e si trovava pertanto nell'impossibilità di accettare l'onore del loro invito, eccetera, eccetera. Mrs Bennet rimase assai sconcertata. Non arrivava ad immaginare che impegni potesse avere in città a così breve distanza dal suo arrivo nello Hertfordshire; e cominciava a temere che prendesse a vagare da un posto all'altro, senza mai fissarsi a Netherfield come avrebbe dovuto. Lady Lucas la tranquillizzò al quanto prospettandole l'ipotesi che Mr Bingley si fosse recato a Londra al solo scopo di raccogliere una numerosa comitiva da invitare al ballo; e di lì a poco fu diramata la notizia che Mr Bingley era atteso alla festa in compagnia di dodici signore e sette cavalieri. Le ragazze lamentarono una così alta presenza di dame; ma si consolarono il giorno prima del ballo quando vennero a sapere che, al posto di dodici, ne aveva portate da Londra soltanto sei: le sue cinque sorelle e una cugina. E quando la comitiva fece il suo ingresso nella sala delle feste, risultò composta complessivamente di non più di cinque persone: Mr Bingley, le sue due sorelle, il marito della maggiore, e un altro giovane. Mr Bingley si presentava come un uomo attraente e distinto; aveva un contegno affabile e modi disinvolti, senza affettazione. Le sue sorelle erano due signore di bella presenza, e di un'eleganza superiore. Il cognato, Mr Hurst, un gentiluomo, semplicemente; ma fu il suo amico, Mr Darcy, ad attirare di colpo l'attenzione della sala col suo fisico alto e slanciato, i tratti perfetti, il nobile portamento; senza contare quello che si diceva di lui, e che era sulla bocca di tutti cinque minuti dopo il suo ingresso: aveva una rendita di diecimila sterline l'anno. I signori in sala lo definirono un bel tipo di uomo, le signore giunsero a dichiarare che era molto più bello di Mr Bingley; insomma, fu al centro dell'attenzione della sala per la prima metà della serata, finché il suo comportamento non si prestò a gravi critiche che oscurarono l'astro della sua popolarità; ci si accorse infatti che era un uomo altezzoso, che non si degnava di unirsi alla compagnia e al divertimento generale; e tutte le sue vaste tenute nel Derbyshire non bastarono più a far dimenticare il suo carattere quanto mai odioso e insopportabile, che non aveva confronti con quello del suo amico. Mr Bingley aveva subito fatto conoscenza con le persone più ragguardevoli della sala; era allegro e disponibile, non aveva perso un ballo, si era lamentato che le danze chiudessero così presto, e aveva accennato ad una festa a Netherfield. Qualità così amabili si raccomandano da sole. Che contrasto tra lui e il suo amico! Mr Darcy aveva ballato una sola volta con Mrs Hurst, e un'altra volta con Miss Bingley; non aveva voluto essere presentato a nessun'altra, e aveva passato il resto della serata a passeggiare per la sala, scambiando di tanto in tanto qualche parola con qualcuno del suo gruppo. Sul suo carattere non c'erano dubbi. Era l'uomo più presuntuoso e detestabile del mondo, e tutti si trovarono d'accordo nell'augurarsi che non si facesse più vedere. Tra i suoi più accesi nemici si contava Mrs Bennet, la cui disapprovazione, ispirata al suo modo di fare in generale, era esacerbata da risentimenti di ordine personale, dovuti al fatto che Mr Darcy aveva mancato di riguardo nei confronti di una delle sue figlie. Elizabeth Bennet era stata costretta, stante la scarsità di cavalieri, a restare seduta per due giri di danza; e ad un certo punto si era trovata abbastanza vicina a Mr Darcy da riuscire a cogliere una sua conversazione con Mr Bingley, il quale aveva momentaneamente smesso di ballare per convincere l'amico a seguirlo. - Andiamo, Darcy, - gli disse. -Vorrei vedervi ballare. Non sopporto che ve ne stiate qui tutto solo. È stupido. Fareste meglio a venire. - Me ne guardo bene. Sapete quanto io detesti la danza a meno di essere particolarmente affiatato con la mia dama. A una festa come questa sarebbe insopportabile. Le vostre sorelle sono già impegnate, e non c'è un'altra donna in sala, la cui compagnia non prenderei per un castigo. - Mai e poi mai, - esclamò Bingley, -vorrei essere schizzinoso come voi! Parola d'onore, in vita mia non ho mai incontrato tante ragazze simpatiche come questa sera; e ce ne sono alcune, ammetterete, straordinariamente graziose. - Si dà il caso che proprio voi stiate ballando con l'unica bella ragazza della sala, - disse Mr Darcy, alludendo alla maggiore delle Bennet. - Ah sì, è la più bella creatura che abbia mai incontrato! Ma vi faccio notare che alle vostre spalle è seduta una delle sue sorelle, che è piuttosto graziosa e assai simpatica, a mio parere. Lasciate che chieda alla mia dama di presentarvela. - Di chi state parlando? - disse Darcy e, voltandosi, si mise ad osservare Elizabeth, ma ne incontrò lo sguardo un attimo dopo; allora ritirò il suo e disse freddamente: -Non c'è male; ma non è abbastanza bella per me; e poi non ho intenzione, ora come ora, di dedicarmi alle signorine trascurate dagli altri cavalieri. Fareste meglio a tornare alla vostra dama ed ai suoi affascinanti sorrisi, perché con me state sprecando il vostro tempo. Mr Bingley seguì il suo consiglio. Mr Darcy si allontanò; ed Elizabeth si trovò a nutrire sentimenti non proprio benevoli nei suoi riguardi. Ciò nonostante raccontò il fatto alle amiche con molto spirito; era dotata infatti di una spiccata disposizione per lo scherzo, e si divertiva a scoprire il lato ridicolo delle cose. La serata, tutto sommato, trascorse piacevolmente per tutta la famiglia. Mrs Bennet aveva visto la figlia maggiore suscitare molta ammirazione nel gruppo di Netherfield. Mr Bingley aveva danzato due volte con lei, e questo alle sorelle di lui non era sfuggito. Jane ne era contenta quanto sua madre, ma in un modo più disteso. Elizabeth partecipava alla gioia di Jane. Mary era stata citata a Miss Bingley come la ragazza più compita del luogo; e Catherine e Lydia erano state abbastanza fortunate da non restare mai senza cavaliere, il che era sino a quel momento l'unica cosa di cui ritenessero di doversi occupare ad una festa. Ritornarono perciò di ottimo umore a Longbourn, il villaggio in cui vivevano e di cui erano i più ragguardevoli abitanti. Mr Bennet era ancora alzato. Con un libro in mano perdeva il senso del tempo; e quella volta nutriva molta curiosità sull'andamento di una serata che aveva suscitato splendide aspettative. Aveva alquanto sperato che i sogni di sua moglie sul nuovo venuto venissero delusi; ma si accorse subito che avrebbe dovuto ascoltare una versione ben diversa. - Mio caro Mr Bennet, - disse sua moglie appena entrata nella stanza, -è stata una serata deliziosa, un ballo magnifico. Avrei voluto che ci foste anche voi. Jane è stata tanto ammirata: una cosa da non credere. Tutti l'hanno trovata così bella; Mr Bingley poi l'ha trovata bellissima, e ha ballato con lei due volte. Vi basti sapere questo, caro: con lei ha ballato due volte, ed è stata l'unica della sala a cui abbia rinnovato l'invito. La prima che ha invitato è stata Miss Lucas. Mi ha proprio seccata vederlo insieme a lei; però non le ha dimostrato alcuna ammirazione: d'altra parte nessuno lo farebbe, non è vero? Invece alla fine del giro lo si è visto restare molto colpito da Jane. Allora ha chiesto chi era, le si è fatto presentare, e poi l'ha invitata ai due balli successivi. Poi ha ballato il quinto e il sesto giro con Miss King il settimo e l'ottavo con Maria Lucas, il nono e il decimo ancora con Jane, l'undicesimo e il dodicesimo con Lizzy, e il Boulanger... - Se avesse avuto un po' di compassione per me, - esclamò suo marito perdendo la pazienza, -non avrebbe fatto neanche la metà di tutti questi balli! Per l'amor di Dio, non voglio più saperne delle sue ballerine! Si fosse slogato una caviglia al primo giro! - Oh, caro, - riprese Mrs Bennet, -sono entusiasta di lui. È tanto, tanto bello! Anche le sue sorelle sono donne di fascino. In vita mia non ho mai visto niente di più elegante dei loro vestiti. Oserei dire che il pizzo di Mrs Hurst... A questo punto ci fu un'altra interruzione. Mr Bennet si oppose a qualunque descrizione di toilettes. Non le rimase dunque che ripiegare su altri argomenti, e finì per raccontare, con molta acredine e qualche esagerazione, la storia dell'incredibile villanaggine di Mr Darcy. - Ma vi assicuro, - soggiunse, -che Lizzy non ha perso niente a non piacere a lui; perché non c'è uomo più scontroso, più antipatico e più indisponente di quello. Di una superbia, di un'arroganza tale che non c'era nessuno che potesse soffrirlo! Camminava su e giù, credendo di essere chissà chi! Non la trovava abbastanza bella per invitarla a ballare! Avrei voluto che ci foste voi, mio caro a sistemarlo con una delle vostre battute. Detesto quell'uomo.
CAPITOLO IV
Quando Jane ed Elizabeth rimasero sole, la prima, che aveva fino a quel momento lesinato i suoi elogi a Mr Bingley, confidò alla sorella tutta l'ammirazione che nutriva per lui. - È proprio come deve essere un giovanotto, - disse, -allegro, vivace e con la testa a posto. E che modi! Non ho mai visto tanta disinvoltura unita ad un contegno così impeccabile! - Ed è bello, per di più, - le fece eco Elizabeth. -Altra qualità che un giovanotto farebbe bene a possedere, appena possibile. Così la sua personalità non manca di nulla. - Sono stata molto lusingata che mi abbia invitato a ballare una seconda volta. Non mi aspettavo un onore simile. - Davvero? Me lo aspettavo io per te, invece. Ma in questo siamo molto diverse, noi due. Tu sei sempre presa alla sprovvista dai complimenti; io, mai. Niente di più facile che ti invitasse una seconda volta. Come poteva non accorgersi che eri cento volte più bella di qualunque altra donna in sala? Non ringraziarlo per la sua galanteria: in questo caso non ce n'è bisogno. Ma, a parte tutto, ammetto che è molto simpatico e, se ti piace, non avrò nulla in contrario. Ti sono piaciute persone assai più insignificanti. - Cara Lizzy! - Oh! Tu sei troppo propensa a pensare bene degli altri, questo si sa. Non trovi mai un difetto a nessuno. Per te sono tutti buoni, tutti cari. Dacché sono al mondo, non ti ho mai sentito parlar male di una persona. - Non me la sento di criticare con troppa facilità; però dico sempre quello che penso. - Lo so: ed è proprio qui il mistero. Col tuo buon senso, come fai ad essere così autenticamente cieca di fronte alla follia e alla stupidità altrui? L'affettazione del candore è abbastanza comune; la si incontra dappertutto. Ma questa ingenuità senza ostentazione e senza calcolo, che consiste nel prendere ciò che vi è di buono in tutti esaltandolo, senza tener conto degli aspetti peggiori, e una tua caratteristica esclusiva. Ebbene, ti piacciono anche le sorelle di Mr Bingley? Il loro contegno è ben diverso dal suo. - Certo, a prima vista. Ma sono persone carissime se si comincia a conversare con loro. Miss Bingley andrà a vivere col fratello e baderà alla casa, vedrai se non si rivelerà una vicina deliziosa. Elizabeth rimase ad ascoltarla in silenzio, ma non cambiò idea: il comportamento delle signorine alla festa non era stato il più adatto a suscitare le simpatie generali; e poiché era dotata di un maggiore spirito critico e di un carattere meno mite della sorella, oltre che di una imparzialità non compromessa da particolari attenzioni, si trovava assai poco disposta a pensarne bene. Si trattava certamente di signorine a modo: non prive di vivacità quando erano in vena, e capaci, volendo, di rendersi simpatiche; ma altezzose e superbe. Piuttosto belle, erano state educate in uno dei migliori collegi di Londra; possedevano un patrimonio di ventimila sterline, ma amavano spendere più di quanto non potessero permettersi e frequentavano persone d'alto rango; si sentivano perciò autorizzate ad avere sempre molta considerazione di sé, e poca degli altri. Appartenevano ad una ragguardevole famiglia del Nord Inghilterra; circostanza, questa, che era impressa nelle loro menti più profondamente di un'altra: la fortuna del fratello e la loro erano state accumulate con il commercio. Mr Bingley aveva ereditato dal padre un patrimonio di circa centomila sterline; quest'ultimo aveva avuto l'intenzione di comprare una tenuta, ma non era vissuto abbastanza a lungo per poterla realizzare. Mr Bingley non aveva abbandonato il progetto paterno, e di tanto in tanto si metteva a cercare la contea in cui stabilirsi; ma adesso che poteva disporre di una bella casa e di una tenuta a comode condizioni di affitto, c'era da supporre, conoscendone bene il carattere pacifico, che avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni a Netherfield, rimandando l'acquisto alla generazione successiva. Le sue sorelle tenevano molto che egli diventasse un proprietario terriero; ma benché per il momento si fosse limitato a sistemarsi in affitto, Miss Bingley non trovò nessuna difficoltà a fargli da padrona di casa, e anche Mrs Hurst, che aveva sposato un uomo più ricco di prestigio che di sostanze, era dispostissima a considerare la casa di suo fratello come sua, quando le faceva comodo. Non erano trascorsi due anni da che era entrato nella maggiore età, allorché Mr Bingley fu indotto da una raccomandazione casuale ad andare a vedere Villa Netherfield. Impiegò mezz'ora a guardarla di dentro e di fuori, gli piacquero la posizione e le stanze principali, fu ben disposto dagli elogi del proprietario, e finì per prenderla seduta stante. Tra lui e Darcy vi era, nonostante la grande diversità dei loro caratteri una saldissima amicizia. A renderlo caro a Darcy, Bingley aveva un temperamento disteso, aperto e malleabile, benché non si potesse immaginare un contrasto più evidente col carattere dell'altro, carattere di cui d'altra parte lo stesso Darcy non sembrava affatto scontento. Bingley aveva la massima fiducia nella forza dei sentimenti di Darcy, e la più alta considerazione del suo giudizio. Intellettualmente, Darcy gli era superiore. Non che Bingley mancasse di intelligenza, ma l'altro era più dotato. Era un miscuglio di alterigia, scontrosità ed intolleranza, e i suoi modi, benché rivelassero una buona educazione, non erano concilianti. Sotto questo aspetto l'amico era molto favorito. Ovunque si trovasse, Bingley era sicuro di piacere; Darcy invece non faceva altro che provocare. Il modo in cui parlarono della festa di Meryton fu abbastanza indicativo. Bingley non aveva mai incontrato in vita sua persone più simpatiche e ragazze più carine; tutti erano stati molto cari e gentili con lui, non c'erano state formalità imbarazzanti, e si era sentito subito a suo agio con tutta la sala; quanto a Miss Bennet, poi, non si poteva immaginare creatura più perfetta di quell'angelo. Darcy, al contrario, aveva visto una sfilata di persone in mezzo alle quali la bellezza scarseggiava e l'eleganza mancava del tutto; non c'era uno che avesse suscitato in lui il più pallido interesse; da nessuno aveva ricevuto particolari attenzioni; nessuna lo aveva colpito. Ammise che Miss Bennet era graziosa, ma trovò che sorrideva troppo. Mrs Hurst e sua sorella si trovarono d'accordo su questo ultimo punto, ma a loro era piaciuta e l'ammiravano ugualmente, e alla fine ebbero a dire che era una cara ragazza, e che non si sarebbero opposte ad approfondire la conoscenza. Fu così che a Miss Bennet rimase la qualifica di cara ragazza; e con una raccomandazione simile Mr Bingley si sentì autorizzato a pensare a lei nel fare la sua scelta.
CAPITOLO V
A breve distanza da Longbourn viveva una famiglia con cui i Bennet erano in rapporti di stretta amicizia. Sir William Lucas in passato aveva esercitato il commercio a Meryton; qui aveva accumulato una discreta fortuna ed era salito agli onori del cavalierato grazie a un discorso indirizzato al Re, ai tempi in cui era sindaco. Questa distinzione aveva prodotto un effetto forse troppo violento. Aveva cominciato a provare disgusto per i suoi affari, e a mal sopportare la vita in quella cittadina di mercato; sicché, lasciata l'una e gli altri, si era trasferito con la famiglia a circa un miglio da Meryton, in una casa che prese in seguito il nome di Casa Lucas; qui poteva restarsene a compiacersi della propria importanza, dedicandosi esclusivamente, ora che era libero da impegni di affari, a coltivare buoni rapporti coi suoi simili. L'ascesa sociale infatti non lo aveva reso spocchioso; anzi, era pieno di attenzioni per tutti. Di carattere pacifico, socievole e premuroso per natura, la presentazione a Corte lo aveva reso mondano. Lady Lucas era un'ottima pasta di donna, non tanto intelligente da non poter essere una buona vicina per Mrs Bennet. Avevano parecchi figli. La maggiore, una ragazza intelligente e assennata di circa ventisette anni era intima amica di Elizabeth. Che le Miss Lucas e le Miss Bennet dovessero incontrarsi per parlare del ballo era assolutamente indispensabile; e infatti il mattino dopo la festa vide le prime recarsi a Longburn per uno scambio di opinioni. - Avete cominciato bene la serata, Charlotte, - disse Mrs Bennet civilmente, -siete stata voi la prima dama di Mr Bingley. - Sì; ma a quanto pare ha preferito la seconda. - Oh! Alludete a Jane, suppongo. Per via che ha ballato due volte con lei... Effettivamente, si sarebbe detto che gli piacesse... anzi, ho l'impressione che fosse proprio così... ho sentito dire qualcosa... non ricordo esattamente... a proposito di Mr Robinson. - Alludete forse alla conversazione a cui ho assistito per caso tra lui e Mr Robinson? Ma non ve l'ho già riferita? Fatto sta che Mr Robinson ha chiesto a Mr Bingley se gli piacevano le nostre feste di Meryton, e se non trovava che c'erano molte belle signore in sala, e qual era secondo lui la più carina. E lui ha risposto direttamente all'ultima domanda: -Oh! La maggiore delle signorine Bennet, senz'altro. Non ci si può sbagliare. - Santo cielo! Più chiaro di così... sì, parrebbe proprio che... ma non si sa mai, può anche andare tutto in fumo. - Ammetterai, Eliza, - disse Charlotte, «che questa conversazione è stata più interessante di quella che hai dovuto ascoltare tu. Mr Darcy non merita che lo si stia a sentire quanto il suo amico, non è vero? Povera Eliza! Appena passabile! - Vi pregherei di non mettere in testa a Lizzy di risentirsi per la sua indelicatezza; perché è un uomo così odioso che sarebbe una vera sfortuna andargli a genio. Mrs Long mi ha detto ieri sera che è rimasto seduto vicina a lei per mezz'ora senza mai aprir bocca. - Ne siete proprio sicura, madre mia? Non ci sarà un po' di esagerazione? - disse Jane. -Io stessa ho visto Mr Darcy rivolgerle la parola. - Già, perché alla fine Mrs Long gli ha chiesto come trovasse Netherfield, e lui non ha potuto fare a meno di risponderle; ma, stando a Mrs Long sembrava molto seccato che gli si fosse rivolta la parola. - Miss Bingley mi ha spiegato che non ha l'abitudine di parlare molto, a meno che non si trovi tra amici intimi, - intervenne Jane. - Con loro sa essere di una simpatia non comune. - Non credo a una parola di tutto questo, mia cara. Se fosse davvero una persona così ammodo avrebbe conversato con Mrs Long. Ma credo di sapere perché non l'ha fatto; a detta di tutti, è divorato dall'orgoglio; mi sbaglierò, ma deve avere sentito dire che Mrs Long non possiede una carrozza, e che è venuta al ballo con un calesse a nolo. - Non mi importa che non abbia conversato con Mrs Long, - disse Miss Lucas, - ma avrei voluto che ballasse con Eliza. - Un'altra volta, Lizzy, - disse sua madre, -farei a meno di ballare con lui, se fossi in te. - Questo, madre mia, credo di potervelo promettere una volta per tutte. - Comunque, - disse Miss Lucas, -trovo il suo contegno superbo meno offensivo di altri, perché ha una giustificazione. Non c'è da meravigliarsi che un giovane così attraente, così favorito dalla nascita, dalla fortuna, da tutto, abbia un'alta opinione di sé. Direi quasi che ne ha il diritto. - Verissimo, - rispose Elizabeth, -e io gli perdonerei volentieri il suo orgoglio, se non avesse mortificato il mio. - È mia convinzione, - osservò Mary, che si compiaceva di gravi riflessioni, -che l'orgoglio sia un difetto assai comune. Non solo: tutto ciò che ho letto finora mi insegna che è particolarmente congeniale alla natura umana, e che sono ben pochi coloro che non indulgono ad un senso di auto–compiacimento sulla base di questa o quest'altra qualità, vera o immaginaria che sia. Vanità e orgoglio sono cose diverse, benché tali parole siano spesso scambiate per sinonimi. Si può essere orgogliosi senza essere vanitosi. L'orgoglio infatti si rifà piuttosto all'opinione che abbiamo di noi stessi, la vanità a quella che vorremmo che gli altri avessero di noi. - Se fossi ricco come Mr Darcy - dichiarò un fratellino delle Lucas, che era venuto ad accompagnare le sorelle, -non saprei che farmene dell'orgoglio. Terrei un branco di cani da volpe, e mi berrei una bottiglia di vino al giorno. - Berresti molto più del lecito, - ribatté Mrs Bennet; -e se ti pescassi a fare una cosa simile, ti porterei via immediatamente la bottiglia. Il ragazzo protestò contro una simile eventualità; ma ella continuò a ribadire quell'intenzione, e la discussione ebbe termine solamente quando i visitatori si accomiatarono.
CAPITOLO VI
Le dame di Longbourn si misero subito in attesa di quelle di Netherfield. La visita fu ricambiata nei dovuti modi. La grazia di Miss Bennet accrebbe la benevolenza di Mrs Hurst e di Miss Bingley; e benché la madre venisse giudicata insopportabile e le sorelle minori neanche degne di essere prese in considerazione, fu però manifestato nei confronti delle due maggiori il desiderio di approfondire la conoscenza reciproca. Tale attenzione fu accolta da Jane col più grande piacere; Elizabeth invece, che continuava a vedere un che di altezzoso nel loro modo di fare con tutti, fatta sì e no eccezione per sua sorella, non riusciva a trovarle simpatiche pur apprezzandone, tutto sommato, la benevolenza verso Jane in quanto ispirata con ogni probabilità dall'ammirazione del fratello. Che lui l'ammirasse, era evidente ogni volta che si incontravano; così come era evidente per lei che Jane andava sempre più indulgendo alla inclinazione che aveva sentito per lui sin dal primo momento, ed era sul punto di innamorarsi sul serio. Doveva però riconoscere, non senza una certa soddisfazione, che difficilmente altri lo avrebbero notato, perché Jane univa alla profondità di sentimenti una compostezza di modi ed un costante buonumore che la mettevano al riparo da sospetti indiscreti. Ne parlò con la sua amica, Miss Lucas. - Non nego, - rispose Charlotte, -che in casi come questo si possa anche provar gusto a trarre in inganno il prossimo; ma a volte tanto riserbo può essere dannoso. Se un donna mette la stessa abilità a nascondere i propri sentimenti a chi ne è l'oggetto, può perdere l'occasione di conquistarlo; e in tal caso ben magra consolazione sarebbe il poter dire di non essersi mai tradita con nessuno. Quasi sempre vi è nell'amore una tale componente di gratitudine, o addirittura di vanità, che non è consigliabile affidarsi completamente alla forza del sentimento. Tutto può cominciare da un momento all'altro, una leggera inclinazione è più che naturale; ma sono ben pochi quelli che hanno tanta forza d'animo da amare veramente senza bisogno di incoraggiamenti. Nove volte su dieci una donna farebbe meglio a dimostrare più affetto di quello che prova realmente. Che a Bingley piaccia tua sorella, è indiscutibile; ma il suo sentimento non potrà mai progredire, a meno che non sia lei ad incoraggiarlo. - È quello che sta facendo, nella misura in cui il suo temperamento glielo permette. Se sono riuscita io a riconoscere la natura dei suoi sentimenti, bisogna che sia proprio un semplicione a non accorgersene anche lui. - Non dimenticare, Eliza, che egli non può conoscere l'animo di Jane come lo conosci tu. - Ma se una donna ha un debole per un uomo, e non si preoccupa di nasconderlo, non potrà non accorgersene anche lui. - Purché ne abbia l'occasione: Jane e Bingley non passano mai molte ore insieme, anche se si vedono con una certa frequenza; e siccome i loro incontri avvengono sempre in presenza di compagnie numerose ed eterogenee, è escluso che possano dedicare tutto il loro tempo a parlarsi. Jane dovrebbe quindi approfittare di ogni ritaglio di tempo in cui riesce ad avere tutta la sua attenzione per sé. E una volta sicura di lui, potrà permettersi di innamorarsene, come e quando le piacerà. - Sarebbe un'ottima idea, - rispose Elizabeth, -quando non si trattasse che di fare un buon matrimonio, e il giorno che mi decidessi a trovarmi un marito ricco, o semplicemente un marito, credo proprio che seguirei il tuo consiglio. Ma non sono questi i sentimenti di Jane. Lei non sa agire per calcolo; e ora come ora escludo perfino che le sia nota la vera misura dei propri sentimenti, o la loro ragion d'essere. Lo conosce da quindici giorni appena. Ha ballato quattro volte con lui a Meryton; lo ha visto una mattina a casa, e da allora ha pranzato quattro volte in sua compagnia. Non basta per conoscere il carattere di un uomo. - Stando alla tua interpretazione, no di certo. Se si fosse limitata a pranzare con lui, non avrebbe potuto far altro che accertarsi del suo buon appetito; ma ricordati che hanno anche trascorso insieme quattro serate, e quattro serate non sono niente. - Certo: queste quattro serate hanno consentito loro di stabilire che entrambi preferiscono il Black Jack al Mercante in fiera; ma quanto ad altri aspetti fondamentali del loro carattere non credo sia venuto alla luce gran che. - Ebbene, - disse Charlotte, -buona fortuna a Jane: glielo auguro di tutto cuore; e se dovesse sposarlo domani, crederò che abbia avuto tante probabilità di successo quante ne avrebbe avute studiandone il carattere per un anno intero. La felicità nel matrimonio è tutta questione di fortuna. Quand'anche ci fosse in partenza una perfetta conoscenza reciproca, o addirittura una straordinaria affinità di carattere, non aggiungerebbe proprio nulla alla felicità dei due. Con l'andar del tempo continueranno a divergere quel tanto che basta per avere una giusta dose di fastidi; è meglio conoscere il meno possibile i difetti della persona con cui si dovrà passare la vita. - Mi diverti, Charlotte, ma non sei nel giusto. E lo sai. Tu stessa non ti comporteresti mai così. Occupata com'era a studiare le attenzioni di Mr Bingley per sua sorella, Elizabeth era ben lontana dal sospettare di essere diventata essa stessa oggetto di un certo interesse agli occhi del suo amico. Sulle prime Mr Darcy aveva addirittura stentato a trovarla graziosa; al ballo l'aveva guardata senza ammirazione; e dopo di allora non l'aveva osservata se non per criticarla. Ma quando fu ben chiaro a lui e a tutti i suoi amici che nel viso di lei i bei lineamenti scarseggiavano, solo allora cominciò ad accorgersi della straordinaria intelligenza di quel viso illuminato da due bellissimi occhi neri. A questa scoperta ne seguirono altre, non meno mortificanti. Benché il suo occhio critico avesse infatti riscontrato in lei più di un difetto di simmetria, non poté non riconoscere che la sua figura era snella e aggraziata; e mentre notava che le sue maniere non erano quelle dell'alta società si sentiva attratto dalla loro briosa spigliatezza. Di tutto questo Elizabeth era completamente all'oscuro; egli restava per lei l'individuo antipatico a tutti, che non l'aveva giudicata abbastanza bella per invitarla a ballare. Mr Darcy cominciò a desiderare di conoscerla meglio, e il primo passo per arrivare a parlare con lei fu di prendere parte alle sue conversazioni con altri. In questo modo attirò l'attenzione di Elizabeth. Fu in casa di Sir William Lucas, dove si era riunita una numerosa compagnia. - Che cosa avrà in mente Mr Darcy, - disse Elizabeth a Charlotte, - che è stato a sentire tutto quello che dicevo al colonnello Forster? - Non c'è che da chiederlo a lui. - Se ci si prova ancora, non mancherò di fargli sapere che ho capito dove vuole arrivare. Ha uno sguardo così sarcastico che se non mi metto a fare l'impertinente anch'io, finirò per averne paura. E siccome proprio in quel momento egli si avvicinava, senza però avere l'aria di voler conversare, Miss Lucas ne approfittò per ricordare all'amica la sua promessa; Elizabeth raccolse prontamente la sfida, e si volse verso di lui dicendo: - Non trovate, Mr Darcy, che sono stata molto efficace poco fa, quando stuzzicavo il colonnello Forster perché ci offrisse un ballo a Meryton? - Lo avete fatto con molta energia; del resto, questo è un argomento che rende sempre energiche le signore. - Siete severo con noi. - Adesso tocca a te essere stuzzicata, - si intromise Miss Lucas. -Sto per aprire il piano, Eliza; tu sai quello che ti aspetta. - Strano tipo di amica, sei! Sempre pronta a farmi cantare e suonare davanti a tutti! Se io avessi riversato le mie ambizioni nella musica, saresti un'amica impareggiabile; ma, così come stanno le cose, farei volentieri a meno di esibirmi davanti a persone che non devono essere avvezze ad altro che ai migliori esecutori. Ma, poiché Miss Lucas insisteva, soggiunse: «Benissimo. Se così deve essere così sia.» E, con un'occhiata a Mr Darcy: «Un vecchio proverbio, che tutti i presenti devono conoscere, dice saggiamente: ‹ Tieni il fiato per raffreddare la minestra. › Ed io terrò il mio per riscaldare la mia canzone.» La sua esecuzione fu piacevole, anche se tutt'altro che magistrale. Dopo un paio di canzoni, e prima che avesse il tempo di rispondere a chi le chiedeva una replica, fu volonterosamente sostituita allo strumento da sua sorella Mary che, essendo la sola in famiglia sprovvista di doti naturali, ed avendo lavorato sodo per procurarsene con lo studio e l'applicazione, era sempre ansiosa di farne sfoggio. Mary mancava di gusto quanto di talento, e se l'ambizione le aveva dato costanza nell'applicazione, le era valsa altresì una certa aria pedante e dei modi affettati che avrebbero reso un cattivo servizio ad un livello di esecuzione ben superiore a quello da lei raggiunto. Elizabeth, col suo comportamento disinvolto e senza pose, aveva dilettato gli ascoltatori assai più della sorella, pur suonando molto meno bene; ma alla fine di un lungo concerto Mary fu felice di raccogliere consensi e lodi con una serie di arie scozzesi e irlandesi richieste dalle sorelle minori, che con alcuni dei Lucas e due o tre ufficiali si misero con impegno a ballare in fondo alla sala. Mr Darcy, in piedi vicino a loro, fremeva di silenziosa indignazione per quel modo di trascorrere la serata che escludeva ogni conversazione, ed era troppo preso da questi pensieri per accorgersi che Sir William Lucas gli era accanto, finché quest'ultimo cominciò: - Delizioso passatempo per la gioventù, non trovate Mr Darcy? In fin dei conti, non c'è svago migliore della danza. Io la considero uno dei principali ornamenti delle società civili. - Certamente, signore; ed ha anche l'onore di essere in voga presso le società meno civili del mondo. Non c'è selvaggio che non balli. Sir William si limitò a sorridere. - Il vostro amico balla meravigliosamente; - proseguì poco dopo, vedendo Bingley unirsi al gruppo; -e sono certo che anche voi siete un allievo della musa, Mr Darcy. - Mi risulta che mi abbiate visto ballare a Meryton, signore. - Certamente, e il vedervi mi ha procurato non poco diletto. Ballate spesso a Corte? - Mai, signore. - Non lo ritenete un omaggio confacente al luogo? - È un omaggio che non uso ad alcun luogo, quando posso farne a meno. - Avete casa a Londra, suppongo. Mr Darcy rispose con un cenno del capo. - Ho avuto anch'io, tempo fa, l'intenzione di stabilirmi nella capitale; amo la buona società, sapete; ma non ero sicuro che l'aria di Londra si confacesse a Lady Lucas. Non aggiunse altro, confidando in una risposta; ma, visto che il suo interlocutore non pareva disposto a darne, e poiché proprio in quel momento Elizabeth stava venendo nella loro direzione, fu colpito da una idea molto galante, e la chiamò: - Carissima Miss Eliza, come mai non ballate? Mr Darcy, permettetemi, vi prego, di presentarvi questa signorina: una dama di prim'ordine. Sono certo che non potrete rifiutarvi di ballare, ora che tanta bellezza vi sta di fronte.» E, presa la mano di lei, stava per unirla a quella di Mr Darcy, il quale, per quanto assai sorpreso, non era affatto restio ad accettarla, quando di colpo Elizabeth si scansò dicendo a Sir William in tono alquanto alterato: - Vi assicuro, signore, che non ho la minima intenzione di ballare. E non crediate che stessi venendo da questa parte per mendicare un cavaliere. Con solenne cortesia Mr Darcy la pregò di concedergli l'onore della sua mano. Invano. Elizabeth era ben decisa, e nemmeno Sir William con tutti i suoi sforzi di persuasione riuscì a smuoverla dal suo proposito. - Avete un tale disposizione per la danza, Miss Eliza, che sarebbe una crudeltà negarmi il piacere di ammirarvi; e benché il signore non ami il ballo, sono certo che non si opporrà ad usarci questa piccola cortesia. - Mr Darcy è la gentilezza in persona, - disse Elizabeth con un sorriso. - È vero; ma con una tale ispiratrice, cara Miss Eliza, non c'è da stupirsi della sua condiscendenza; chi mai potrebbe resistere ad una dama come voi? Con un'occhiata maliziosa, Elizabeth si accomiatò. La sua ostinazione non era spiaciuta a Darcy che stava appunto pensando a lei con un certo compiacimento allorché fu avvicinato da Miss Bingley. - Ho indovinato qual è l'oggetto dei vostri pensieri. - Credo che vi sbagliate. - Stavate considerando quanto deve essere intollerabile passare molte serate così, tra gente come questa; e condivido fino in fondo i vostri sentimenti. Non mi sono mai annoiata tanto! La vuotaggine, eppure il chiasso; la pochezza, e come se non bastasse le arie di costoro! Cosa darei per sentire i vostri commenti in proposito! - Vi garantisco che le vostre supposizioni sono del tutto infondate. I miei pensieri erano più piacevolmente occupati a considerare quanto fascino possano avere due begli occhi sul viso di una donna graziosa. Sgranando tanto d'occhi, Miss Bingley volle subito sapere a quale delle dame fosse toccato il privilegio di ispirargli simili riflessioni. Mr Darcy rispose con grande fermezza: - Miss Elizabeth Bennet. - Miss Elizabeth Bennet! - ripeté Miss Bingley. - Non potrei essere più stupita. Da quando in qua gode dei vostri favori? E, di grazia, quando potrò presentarvi le mie congratulazioni? - È proprio la domanda che mi aspettavo da voi. Le signore possiedono una fantasia assai spigliata: passa dall'ammirazione all'amore, e dall'amore al matrimonio come se niente fosse. Sapevo che mi avreste fatto i rallegramenti. - Già, e dal momento che la prendete così sul serio non mi resta che considerarlo affare fatto. Avete una suocera davvero affascinante; verrà a stare con voi a Pemberley, naturalmente. Egli rimase ad ascoltarla con la massima indifferenza per tutto il tempo che le piacque scherzare; e, rassicurata che fu dalla tranquillità di lui, il gioco non durò poco.
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