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Рассказ «Трёхдневная непогода» (Tre giorni di vento) на итальянском языке

Рассказ «Трёхдневная непогода» (Tre giorni di vento) на итальянском языке – читать онлайн, автор – Эрнест Хемингуэй. Остальные рассказы, которые написал Эрнест Хемингуэй, а также много другой литературы можно читать онлайн в разделе «Книги на итальянском».

Для любителей итальянского кино создан раздел «Фильмы и видеоуроки на итальянском языке».

Тем, кто хочет учить итальянский язык с преподавателем, будет интересной статья «Итальянский по скайпу».

 

Далее  - рассказ (Tre giorni di vento) на итальянском языке, автор – Эрнест Хемингуэй.

 

Capitolo IV

 

Era una giornata spaventosamente calda. Avevamo costruito sul ponte una barricata assolutamente perfetta. Era semplicemente straordinaria. Una grossa e vecchia grata in ferro battuto che veniva dalla facciata di una casa. Troppo pesante da sollevare e ci potevi sparare attraverso e loro avrebbero dovuto scavalcarla. Era proprio il massimo. Loro cercarono di superarla, e noi li centrammo da quaranta metri. Loro la presero d'assalto, e gli ufficiali avanzarono da soli e si misero a trafficarci intorno. Era un ostacolo assolutamente perfetto. I loro ufficiali erano in gambissima. Per noi fu una tremenda delusione quando si seppe che il fianco aveva ceduto, e fummo costretti a ritirarci.

 

Tre giorni di vento

 

La pioggia smise quando Nick svoltò nella strada che saliva attraverso il frutteto. La frutta era stata colta e il vento autunnale soffiava tra gli alberi nudi. Nick si fermò a raccogliere, sul ciglio della strada, una mela Wagner, lucida di pioggia in mezzo all'erba bruna. Si mise la mela nella tasca del giaccone.

La strada sbucava dal frutteto, sulla cima del colle. Là c'era il cottage, con la veranda spoglia e il fumo che usciva dal camino.

Dietro c'erano il garage, il pollaio e gli alberi ricresciuti che formavano come una siepe davanti al bosco. I grossi alberi, mentre guardava, ondeggiavano vistosamente al vento. Era il primo dei temporali d'autunno.

Mentre Nick attraversava il campo aperto sopra il frutteto, la porta del cottage si aprì e Bill venne fuori. Si fermò sulla veranda guardando verso di lui.

- Allora, Wemedge, - disse.

- Ehi, Bill, - disse Nick, salendo i gradini.

Insieme indugiarono sulla veranda, guardando la campagna, il frutteto, la strada, i campi più bassi e i boschi del promontorio, fino al lago. Il vento soffiava verso il lago. Si vedeva la spuma dei frangenti lungo capo Ten Mile.

- Soffia, - disse Nick.

- Per tre giorni soffierà così, - disse Bill.

- È in casa tuo papà? - disse Nick.

- No. È fuori col fucile. Entra.

Nick entrò nel cottage. Nel caminetto c'era un gran fuoco. Il vento lo faceva rumoreggiare. Bill chiuse la porta.

- Vuoi bere qualcosa? - disse.

Andò in cucina e ne tornò con due bicchieri e una brocca d'acqua.

Nick tese la mano verso la bottiglia di whisky che si trovava sulla mensola del caminetto.

- Posso? - disse.

- Certo, - disse Bill.

Si sedettero davanti al fuoco a bere whisky irlandese annacquato.

- Ha un buon sapore di fumo. - disse Nick, e guardò il fuoco attraverso il bicchiere.

- È la torba, - disse Bill.

- Mica puoi mettere la torba in un liquore, - disse Nick.

- Questo non cambia nulla, - disse Bill.

- Hai mai visto della torba? - chiese Nick.

- No, - disse Bill.

- Neanch'io, - disse Nick.

Le sue scarpe, allungate sul focolare, cominciavano a fumare davanti al fuoco.

- Meglio che te le levi, - disse Bill.

- Non ho le calze.

- Levatele e mettile ad asciugare. Vado a prendertene un paio, - disse Bill. Andò su in soffitta e Nick lo sentì camminare sopra la sua testa. La soffitta si apriva sotto il tetto, ed era là che Bill e suo padre, e qualche volta Nick, dormivano. In fondo c'era uno spogliatoio. Tiravano indietro le brande, togliendole dalla pioggia, e le coprivano con dei teli di gomma.

Bill scese con un paio di pesanti calze di lana.

- Non è un po' troppo tardi per andare in giro senza calze? - disse.

- Non sopporto l'idea di dover ricominciare a metterle, - disse Nick.

S'infilò le calze e si adagiò nella poltrona, mettendo i piedi sul parafuoco davanti al caminetto.

- Lo ammaccherai, - disse Bill. Nick tolse i piedi dal parafuoco per posarli sulla pietra del focolare.

- Hai niente da leggere? - chiese.

- Solo il giornale.

- Cos'hanno fatto i Cardinals?

- Hanno battuto i Giants in tutt'e due gli incontri.

- Questo dovrebbe garantirgli lo scudetto.

- Per forza, - disse Bill. -Fino a quando Mcgraw potrà comprare tutti i migliori giocatori del campionato non ci sarà niente da fare.

- Non può mica comprarli tutti, - disse Nick.

- Compra tutti quelli che vuole, - disse Bill. -O li scontenta per farseli cedere.

- Come Heinie Zim, - riconobbe Nick.

- Sai quanto gli servirà, quella testa di legno.

Bill si alzò in piedi.

- Sa battere, - azzardò Nick. Il calore del fuoco gli stava arrostendo le gambe.

- È anche un bravo esterno, - disse Bill. -Peccato che perda le partite.

- Forse è per questo che Mcgraw lo vuole, - suggerì Nick.

- Può darsi, - ammise Bill.

- C'è sempre qualcosa che noi non sappiamo, - disse Nick.

- Certo. Ma la sappiamo abbastanza lunga, lontani come siamo.

- Come per i cavalli, che è molto più facile azzeccarci se non li vedi.

- È vero.

Bill allungò il braccio verso la bottiglia di whisky posata sul pavimento. La sua manona se ne impadronì. Bill versò l'whisky nel bicchiere che Nick gli porgeva.

- Quant'acqua?

- Uguale.

Si sedette sul pavimento di fianco alla poltrona di Nick.

- È bello quando vengono i temporali d'autunno, no? - disse Nick.

- È fantastico.

- È il miglior periodo dell'anno, - disse Nick.

- Non sarebbe uno schifo essere in città? - disse Bill.

- A me piacerebbe vedere il campionato del mondo, - disse Nick.

- Be', ormai sono sempre a New York o a Filadelfia, - disse Bill. -E a noi non ce ne viene in tasca niente.

- Chissà se i Cardinals vinceranno mai uno scudetto.

- Mai finché vivremo, - disse Bill.

- Dio, diventerebbero matti, - disse Nick.

- Ti ricordi quella volta che stavano per farcela e poi hanno avuto quel disastro ferroviario?

- Ragazzi! - disse Nick, ripensandoci.

Bill tese la mano sopra il tavolo sotto la finestra per prendere il libro che vi giaceva, aperto e capovolto, dove lo aveva messo quando era andato ad aprire. Col bicchiere in una mano e il libro nell'altra, tornò ad appoggiarsi alla poltrona di Nick.

- Cosa stai leggendo?

- Richard Feverel.

- Non sono riuscito a finirlo.

- È bello, - disse Bill. - Non è un brutto libro, Wemedge.

- Che altro hai che io non abbia letto? - chiese Nick.

- Hai letto Gli amanti della foresta?

- Sì. È quello dove vanno a letto tutte le sere con la spada sguainata tra di loro.

- Quello è un buon libro, Wemedge.

- È un libro fantastico. Quello che non sono mai riuscito a capire era a cosa servisse la spada. Doveva stare sempre col taglio in su, perché se cadeva e si metteva piatta ti ci potevi rigirare sopra e non avrebbe dato alcun fastidio.

- È un simbolo, - disse Bill.

- Certo. - disse Nick, -ma è poco pratico.

- Hai mai letto Ardimento?

- Bello, - disse Nick. -Quello sì che è un libro. È dove il suo vecchio gli sta sempre alle costole. Ne hai altri di Walpole?

- La tetra selva, - disse Bill. -È sulla Russia.

- Che ne sa, lui, della Russia? - chiese Nick.

- Non so. Con questa gente non si può mai sapere. Magari c'è stato da ragazzo. Dà un mucchio di notizie sulla Russia.

- Mi piacerebbe conoscerlo, - disse Nick.

- A me piacerebbe conoscere Chesterton, - disse Bill.

- Vorrei che ora fosse qui, - disse Nick. -Domani lo porteremmo a pescare nel 'Voix.

- Chissà se gli piacerebbe andare a pesca, - disse Bill.

- Certo, - disse Nick. -Dev'essere uno dei migliori che ci siano. Ti ricordi L'albergo volante?

- Se un angelo del cielo. T'offre un altro bicchierino, Ringrazialo delle buone intenzioni e va' a vuotarlo nel lavandino.»

- Giusto, - disse Nick. -Io credo che come uomo sia meglio di Walpole.

- Oh, come uomo è meglio, senza dubbio, - disse Bill. -Ma Walpole è meglio come scrittore.

- Non saprei, - disse Nick. -Chesterton è un classico.

- Anche Walpole è un classico, - insisté Bill.

- Vorrei che tutt'e due fossero qui con noi, - disse Nick. -Domani li porteremmo a pescare nel Voix.

- Sbronziamoci, - disse Bill.

- D'accordo, - convenne Nick.

- Il mio vecchio non se la prenderà, - disse Bill.

- Sei sicuro? - disse Nick.

- Lo so, - disse Bill.

- Io sono già un po' sbronzo, - disse Nick.

- Non sei sbronzo, - disse Bill.

Si alzò da terra e prese la bottiglia di whisky. Nick gli porse il bicchiere. I suoi occhi lo fissavano mentre Bill versava il liquore.

Bill riempì il bicchiere di whisky fino a metà.

- Mettici l'acqua, - disse. -Ce n'è solo per un altro cicchetto.

- Non ne hai più? - domandò Nick.

- Ce n'è finché si vuole, ma mio padre vuole che beva solo quello che è aperto.

- Certo, - disse Nick.

- Dice che è ad aprire le bottiglie che si diventa degli ubriaconi, - spiegò Bill.

- Giusto, - disse Nick. Era rimasto colpito. Non ci aveva mai pensato. Aveva sempre creduto che si diventasse degli ubriaconi bevendo da soli.

- Tuo padre come sta? - chiese rispettosamente.

- Benissimo, - disse Bill. -Ogni tanto dà fuori da matto.

- È un tipo fantastico, - disse Nick. Dalla brocca si versò un po' d'acqua nel bicchiere. Lentamente l'acqua si mescolò con l'whisky.

C'era più whisky che acqua.

- Puoi scommetterci l'osso del collo, - disse Bill.

- Anche il mio vecchio è in gamba, - disse Nick.

- Puoi ben dirlo, - disse Bill.

- Sostiene di non avere mai bevuto un goccio in vita sua, - disse Nick, come annunciando una verità scientifica.

- Be', è un dottore. Il mio vecchio fa il pittore. C'è una bella differenza.

- Rimpiange un mucchio di cose, - disse tristemente Nick.

- Non si può sapere, - disse Bill. -Ogni medaglia ha il suo rovescio.

- Lo dice lui, - confessò Nick.

- Be', mio padre ha avuto una vita difficile, - disse Bill.

- Tutto finisce in parità, - disse Nick.

Rimasero seduti guardando il fuoco e pensando a questa profonda verità.

- Vado a prendere un ceppo sulla veranda di dietro, - disse Nick. Si era accorto, mentre guardava il fuoco, che il fuoco si stava spegnendo. Desiderava anche mostrare di saper reggere il liquore e di essere sempre padrone di sé. Anche se suo padre non ne aveva mai toccato una goccia, Bill non lo avrebbe fatto ubriacare prima di essere ubriaco lui stesso.

- Portane uno di quelli grossi di faggio, - disse Bill. Anche lui ci teneva a dimostrare di essere in pieno possesso di tutte le sue facoltà.

Nick rientrò col ceppo e passando attraverso la cucina urtò un tegame e lo fece cadere dal tavolo. Depose il ceppo sul pavimento e raccolse il tegame. Aveva contenuto delle albicocche secche, messe a bagno nell'acqua. Nick raccolse con cura dal pavimento tutte le albicocche, alcune delle quali erano finite sotto la cucina economica, e le rimise nel tegame. Vi versò su dell'acqua prendendola dal secchio vicino al tavolo. Si sentiva molto fiero di sé. Aveva dimostrato di essere nel pieno possesso di tutte le sue facoltà.

Entrò portando il ceppo e Bill si alzò dalla poltrona e lo aiutò a metterlo sul fuoco.

- Che razza di ceppo, - disse Nick.

- Lo tenevo per la brutta stagione, - disse Bill. -Un ceppo come questo brucia per tutta la notte.

- Domattina ci saranno le braci per accendere il fuoco, - disse Nick.

- Vero, - ammise Bill. La conversazione si stava mantenendo su un piano molto elevato.

- Beviamone un altro, - disse Nick.

- Credo che ci sia un'altra bottiglia aperta nell'armadietto, - disse Bill.

Si inginocchiò nell'angolo davanti all'armadietto e tirò fuori una bottiglia quadrata.

- È Scotch, - disse.

- Vado a prendere dell'altra acqua, - disse Nick. Tornò in cucina.

Riempì la brocca col mestolo, prendendo dal secchio la fredda acqua di fonte. Mentre tornava nel soggiorno passò davanti a uno specchio della sala da pranzo e lo guardò. Aveva una faccia strana. Sorrise alla faccia nello specchio e la faccia gli restituì il sorriso. Le strizzò l'occhio e proseguì. Non era la sua faccia, ma questo non aveva la minima importanza.

Bill aveva riempito i bicchieri.

- Ce ne hai messo tantissimo, - disse Nick.

- Tanto? Non per noi, - disse Bill.

- A cosa beviamo? - chiese Nick, alzando il bicchiere.

- Beviamo alla pesca, - disse Bill.

- D'accordo, - disse Nick. -Signori, alla pesca.

- A ogni tipo di pesca, - disse Bill. -E dappertutto.

- Alla pesca, - disse Nick. -Ecco a cosa beviamo.

- È meglio del baseball, - disse Bill.

- Non c'è confronto, - disse Nick. -Come diavolo abbiamo fatto a metterci a parlare di baseball?

- È stato un errore, - disse Bill. -È un gioco da cafoni.

Bevvero tutto quello che c'era nei bicchieri.

- Adesso brindiamo a Chesterton.

- E a Walpole, - esclamò Nick.

Nick versò il liquore. Bill versò l'acqua. Si scambiarono un'occhiata. Si sentivano benone.

- Signori, - disse Bill, - a Chesterton e Walpole.

- Proprio così, signori, - disse Nick.

Bevvero. Bill riempì i bicchieri. Si sedettero nelle poltrone davanti al fuoco.

- Sei stato un gran dritto, Wemedge, - disse Bill.

- Che vuoi dire? - chiese Nick.

- A rompere con Marge, - disse Bill.

- Credo anch'io, - disse Nick.

- Era l'unica cosa da fare. Se non l'avessi fatto, a quest'ora saresti già tornato a casa a lavorare, a romperti la schiena per racimolare i soldi per sposarti.

Nick non disse nulla.

- Quando un uomo si sposa è fregato per sempre, - proseguì Bill. -Non gli resta più niente. Niente. Un cavolo di niente. È finito. Li hai visti quelli che si sono sposati.

Nick non disse nulla.

- Li riconosci dall'aspetto, - disse Bill. -Mettono insieme quest'aria grassa da uomini sposati. Sono finiti.

- Certo, - disse Nick.

- Forse rompere non è stato bello, - disse Bill. -Ma si finisce sempre col prendere una cotta per un'altra, e allora tutto si aggiusta. Innamòrati pure, ma non farti rovinare dalle donne.

- Sì, - disse Nick.

- Se l'avessi sposata, ti sarebbe toccato di sposare tutta la famiglia. Ricòrdati sua madre e quel tale che ha sposato.

Nick annuì.

- Pensa di averli sempre tra i piedi e di andare la domenica a pranzo da loro, e di averli a pranzo, e lei che dice sempre a Marge cosa deve fare e come deve comportarsi.

Nick sedeva in poltrona, in silenzio.

- Te la sei cavata maledettamente bene, - disse Bill. -Ora Marge potrà sposare uno come lei e sistemarsi ed essere felice. Non si possono mischiare l'olio e l'acqua, e non si possono mischiare certe cose, non più di quanto io possa sposare Ida, la ragazza che lavora dagli Stratton. E a lei magari farebbe piacere.

Nick non disse nulla. L'euforia prodotta dall'alcol gli era passata e lo aveva lasciato solo. Bill non c'era. Nick non era seduto davanti al fuoco e domani non sarebbe andato a pesca con Bill e suo padre o che altro. Non era ubriaco. Tutto era finito. Tutto quello che sapeva era che una volta aveva Marjorie e che l'aveva perduta. Lei se n'era andata e lui l'aveva cacciata via. Era l'unica cosa che contava.

Poteva anche non rivederla più. Forse non l'avrebbe mai più vista. Era tutto finito, cancellato.

- Beviamone un altro, - disse Nick.

Bill riempì i bicchieri. Nick vi aggiunse un goccio d'acqua.

- Se tu avessi continuato per quella strada ora non saremmo qui, - disse Bill.

Era vero. Il suo progetto originario era stato di andare a casa e cercarsi un lavoro. Poi aveva deciso di restare a Charlevoix tutto l'inverno per poter essere vicino a Marge. Adesso non sapeva cosa fare.

- Forse non saremmo neanche andati a pesca, domani, - disse Bill. -Eri proprio cotto, però.

- Non potevo farci niente, - disse Nick.

- Lo so. Così vanno le cose, - disse Bill.

- E a un tratto tutto è finito, - disse Nick. -Non so perché è andata così. Non potevo farci niente. Proprio come adesso, quando vengono tre giorni di vento e strappano tutte le foglie dagli alberi.

- Be', è finita. Questo è quello che conta, - disse Bill.

- È stata colpa mia, - disse Nick.

- Importa qualcosa di chi è stata la colpa? - disse Bill.

- No, credo di no, - disse Nick.

L'importante era che Marjorie se n'era andata e che probabilmente Nick non l'avrebbe mai più vista. Aveva parlato con lei di come un giorno sarebbero andati in Italia insieme e di come si sarebbero divertiti. Dei posti che avrebbero visitato insieme. Adesso era finito tutto.

- Che sia finita, ecco quello che conta, - disse Bill. -Sai che ti dico, Wemedge? Che ero preoccupato, mentre la cosa durava. Hai fatto la mossa giusta. Capisco che sua madre sia incazzata come una belva. Ha detto a un mucchio di gente che eravate fidanzati.

- Non eravamo fidanzati, - disse Nick.

- Lo dicevano tutti.

- Non so che farci, - disse Nick. -Non è vero.

- Non volevi sposarti? - chiese Bill.

- Sì. Ma non eravamo fidanzati, - disse Nick.

- Che differenza c'è? - chiese giudiziosamente Bill.

- Non so. C'è una differenza.

- Io non la vedo, - disse Bill.

- D'accordo, - disse Nick. -Pigliamoci una sbronza.

- D'accordo, - disse Bill. -Pigliamoci una bella sbronza.

- Pigliamoci una sbronza e poi andiamo a nuotare, - disse Nick. In un sorso vuotò il bicchiere.

- Mi dispiace moltissimo per lei ma cosa potevo fare? - disse. -Sai com'era sua madre!

- Era tremenda, - disse Bill.

- All'improvviso è finito tutto, - disse Nick. -Non dovrei parlarne.

- È così, - disse Bill. -Sono stato io a toccare l'argomento, e adesso ho finito. Non ne parleremo più. Non devi pensarci. Potresti ricascarci.

A questo Nick non aveva pensato. Gli era parso così definitivo. Era un'idea. A quel pensiero si sentì meglio.

- Certo, - disse. -C'è sempre questo pericolo.

Ora si sentiva felice. Non c'era nulla che fosse irrevocabile.

Sabato sera poteva andare in paese. Oggi era giovedì.

- C'è sempre una probabilità, - disse.

- Dovrai badare a dove metti i piedi, - disse Bill.

- Lo farò, - disse lui.

Si sentiva felice. Nulla era finito. Nulla andava mai perduto.

Sabato sarebbe andato in paese. Si sentiva più leggero, come si era sentito prima che Bill cominciasse a parlarne. C'era sempre una via d'uscita.

- Prendiamo i fucili e andiamo giù alla punta a cercare tuo padre, - disse Nick.

- D'accordo.

Bill tirò giù i due fucili da caccia dalla rastrelliera appesa al muro. Aprì una scatola di cartucce. Nick si mise il giaccone e le scarpe. Asciugandosi, le scarpe si erano indurite. Nick era ancora completamente ubriaco ma aveva la testa sgombra.

- Come ti senti? - domandò.

- Benone. Tutto sotto controllo.

Bill si stava abbottonando il golf.

- È inutile ubriacarsi.

- Vero. Dovremmo uscire.

Uscirono dalla porta. Il vento soffiava con forza.

- Gli uccelli se ne staranno rintanati tra l'erba con questo tempo, - disse Nick. Imboccarono la discesa verso il frutteto.

- Stamattina ho visto una beccaccia, - disse Bill.

- Magari adesso la facciamo alzare, - disse Nick.

- Non si può sparare con questo vento, - disse Bill.

Fuori, adesso, la storia di Marge non era più così tragica. Non aveva neanche più tanta importanza.

Il vento portava via tutto, anche queste cose.

- Viene dal lago, - disse Nick.

Nella direzione da cui soffiava il vento udirono il colpo sordo di un fucile da caccia.

- È papà, - disse Bill. -È giù nella palude.

- Tagliamo da quella parte, - disse Nick.

- Passiamo per i prati, più in basso, e vediamo se riusciamo ad alzare qualche uccello, - disse Bill.

- D'accordo, - disse Nick.

La cosa aveva perso tutta la sua importanza. Il vento, col suo soffiare, gliela cancellava dalla testa.

Ma poteva sempre andare in paese, sabato sera. Non era male, avere qualcosa di riserva.

 

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